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Una comunità che da decenni dipende dall’industria del turismo si sta esaurendo.
La sua gente ha detto basta!
Ogni canario ha avuto mille e una ragione per scendere in piazza, ma le tre motivazioni principali e prioritarie sono:
➡Una efficace regolamentazione degli alloggi, e la limitazione dell'acquisto di immobili ai non residenti.
➡La riscossione di un'ecotassa tra le persone che visitano le isole con l'obiettivo di reinvestire il ricavato nella cura e nel mantenimento degli spazi naturali o nella creazione di posti di lavoro green.
Le due facce della stessa medaglia: la tassa di soggiorno alle Canarie🤥
Il balletto del presidente Fernando Clavijo:
➡Contrario all'introduzione di una tassa di soggiorno: Clavijo in un passato recente, riteneva che la tassa non era in linea con la ripresa economica in atto e con i dati turistici positivi. Inoltre, non era un punto programmatico del suo governo e contraddiceva l'obiettivo di abbassare le tasse.
➡Aperto a discutere di una tassa ambientale: In seguito alle proteste contro il turismo di massa, Clavijo si è detto disponibile a discutere di una tassa ambientale per il turismo, il cui ricavato verrebbe utilizzato per la tutela dell'ambiente.🤥
Le critiche alla posizione di Clavijo:
➡Mancanza di soluzioni concrete: critiche sono piovute sulla testa del Presidente delle Canarie, per non aver ancora proposto soluzioni concrete per affrontare i problemi legati al turismo di massa, come la saturazione delle infrastrutture e lo sfruttamento dei lavoratori del settore.
➡Incoerenza: Viene sottolineato da più parti che Clavijo non si è opposto all'aumento delle tasse aeroportuali da parte di Aena e dell'Unione Europea, pur criticando altre tasse.
➡Favoritismi: l'accusa non tanto velata a Clavijo (guardare il suo curriculum, è un imprenditore ed economista, nonchè politico di lunga data) di aver favorito gli interessi degli imprenditori del settore turistico a scapito della popolazione locale.
Quindi l'introduzione di una tassa di soggiorno:
➡Potrebbe generare entrate da destinare alla gestione del turismo e alla tutela dell'ambiente. Potrebbe anche disincentivare il turismo di massa e incoraggiare un turismo più sostenibile, sempre che questi fondi siano effettivamente destinati a questo scopo.
➡Potrebbe penalizzare il settore turistico e ledere l'immagine delle Isole Canarie, ed essere iniqua, gravando maggiormente sui turisti a basso reddito.
La questione della tassa di soggiorno alle Canarie è complessa e controversa. Non esiste una soluzione facile e qualsiasi decisione avrà conseguenze positive e negative.
I governi che si sono succeduti negli ultimi venti anni hanno avuto occhi solo per la speculazione e per l’impossibile crescita infinita e l’avidità senza limiti.
Non a caso i comuni più turistici hanno redditi medi più bassi di tutte le isole. Infatti l’80% dei benefici del turismo delle Canarie non rimane nell'arcipelago, l'attuale governo ma anche i precedenti, fungono da lobbisti per il settore del turismo e per le imprese.
Tutta questa situazione si è concretizzata nella manifestazione contro il modello turistico che si è svolta il 20 aprile u.s..
La protesta, che ha avuto un'ampia partecipazione, è stata l'occasione per dare voce al malcontento diffuso della popolazione locale, esasperata dalle numerose criticità che attanagliano le isole.
All'evento hanno partecipato più di 60mila persone secondo la polizia e più di 100 mila secondo gli organizzatori (il solito balletto delle cifre) ma senza nessun incidente, com' è solito essere da queste parti.
La manifestazione, seppur incentrata sul modello turistico, è stata l'occasione per denunciare una serie di problemi endemici che affliggono le Canarie da tempo. Tra questi:
➡la carenza di servizi sanitari adeguati,
➡l'insufficienza di infrastrutture scolastiche,
➡la forte dipendenza economica dal turismo,
➡il degrado ambientale,
➡la crisi abitativa,
➡la disoccupazione diffusa,
➡i salari bassi,
➡l'aumento del costo della vita,
➡scarsa efficienza dei servizi pubblici.
Ecco i dati drammatici sulla povertà alle Canarie
Un terzo della popolazione delle Canarie (36,2%) è a rischio di povertà o esclusione sociale nel 2023, il che significa vivere in condizioni di povertà grave, privazione materiale o mancanza di accesso a servizi essenziali. Un fattore che contribuisce a questo alto tasso di povertà è la disoccupazione che alle Canarie (18%) è superiore alla media nazionale spagnola.
Leggi il rapporto completo in spagnolo
Ci sono stati fraintendimenti e strumentalizzazioni, come spesso accade e le motivazioni della protesta sono state travisate da alcuni, anche da media stranieri. Alcuni hanno interpretato la manifestazione come un segno di ostilità dei canari verso i turisti, mentre altri hanno semplificato eccessivamente le richieste, riducendole a una mera richiesta di "meno cemento".
Andando oltre le semplificazioni, è importante sottolineare che la rabbia dei manifestanti non è diretta verso i turisti in sé, ma verso un modello di sviluppo turistico insostenibile che sta impoverendo la popolazione locale e danneggiando l'ambiente. I canari non vogliono certo rinunciare al turismo, che rappresenta una componente fondamentale della loro economia. Tuttavia, chiedono un turismo più rispettoso dell'ambiente e del territorio, che generi benefici per tutta la comunità e non solo per pochi privilegiati.
Un grido per un futuro diverso
La manifestazione è stata un chiaro segnale del disagio profondo che pervade la società canaria. I cittadini delle isole chiedono a gran voce un futuro diverso, in cui il benessere e la qualità della vita siano al centro delle politiche di sviluppo. Un futuro in cui le Canarie non siano solo una destinazione turistica da sfruttare, ma un luogo dove le persone possano vivere e prosperare.
Una miniera d'oro con un sistema iniquo
Le proteste sono state la cartina di tornasole e hanno sollevato il coperchio su un malessere sociale diffuso. La rabbia dei manifestanti non è diretta verso i turisti in sé, ma contro un sistema che concentra i benefici del turismo nelle mani di pochi, lasciando la maggior parte della popolazione locale a lottare con la precarietà quotidiana.
Un territorio ricco, una popolazione povera
Le Canarie, possono essere considerate una fonte di ricchezza per la Spagna, in quanto il turismo genera tra il 10 e il 15% del PIL turistico nazionale spagnolo e circa il 35% del PIL globale delle canarie. Si tratta di numeri importanti che tuttavia non generano ricchezza. Infatti una piccola élite di imprenditori e politici concentra la maggior parte dei profitti, mentre la popolazione locale fatica a tirare avanti. Con una media di circa 14 milioni di visitatori nell'ultimo all'anno, le Canarie rappresentano una destinazione di punta nel panorama turistico mondiale.
Un successo imprenditoriale e politico
Dietro questo successo c'è l'abilità visionaria di imprenditori e politici che hanno saputo valorizzare le risorse naturali e culturali dell'arcipelago, creando un'offerta turistica diversificata e in grado di attrarre visitatori da tutto il mondo. Investimenti mirati, infrastrutture moderne e una promozione efficace hanno contribuito a fare delle Canarie una destinazione turistica di livello mondiale.
Se paragoniamo le Canarie all'Umbria, regione italiana di dimensioni simili, la differenza in termini di flussi turistici è abissale. L'Umbria, nonostante le sue bellezze paesaggistiche e il suo ricco patrimonio storico-artistico, non riesce ad attirare un numero di turisti paragonabile a quello delle Canarie.
Cosa manca all'Umbria per competere con le Canarie? Sicuramente un'azione sinergica tra imprenditori e politici, capace di valorizzare al meglio le potenzialità turistiche della regione. Investimenti mirati in infrastrutture e promozione, uniti a un'offerta turistica più diversificata e innovativa, potrebbero essere la chiave per il successo.
Un modello da imitare, ma con consapevolezza
Infatti il modello turistico delle Canarie rappresenta un esempio di successo, da cui l'Umbria e l'Italia intera, potrebbero trarre ispirazione. Tuttavia, è importante sottolineare che questo modello non è privo di criticità. Come detto, i salari sono bassi, il costo della vita alle stelle e l'accesso all'abitazione è diventato un privilegio per pochi. A Lanzarote, ad esempio, la rete di approvvigionamento idrico è mal gestita e spreca acqua vitale, mentre la popolazione soffre crisi idriche ricorrenti.
Un paradiso con i piedi d'argilla
L'insostenibile crescita del turismo ha messo a dura prova l'ambiente. L'erosione del suolo, l'inquinamento e la scarsità d'acqua sono solo alcuni dei problemi che minacciano la bellezza e il fragile equilibrio delle isole.
Sfruttamento e corruzione
Nel settore turistico e agricolo, molti lavoratori sono sfruttati, con salari mediocri e condizioni di lavoro precarie. La corruzione è presente, con alcuni politici e imprenditori accusati di essersi arricchiti illegalmente a spese della popolazione.
Il carrello della spesa un peso insostenibile per molti
Il costo della spesa alimentare è uno dei più alti d'Europa ed è il più caro di Spagna, con un impatto devastante sulle famiglie locali, in particolare su quelle più vulnerabili. Un fardello quotidiano che pesa come un macigno sulle spalle dei canari. Frutta, verdura, carne, pesce beni di prima necessità nell'alimentazione diventano un lusso per molti.
Le conseguenze
Il caro vita ha conseguenze drammatiche sulla vita delle persone. Molte famiglie sono costrette a rinunciare a beni essenziali, come la carne o il pesce, per potersi permettere altri generi di prima necessità. La povertà e l'esclusione sociale aumentano, alimentando disagio e frustrazione tra la popolazione.
Un futuro incerto
L'eccessiva dipendenza dal turismo rende le Canarie vulnerabili a crisi economiche e geopolitiche. La pandemia da Covid-19, ad esempio, ha avuto un impatto devastante sul settore turistico, con gravi conseguenze per l'economia locale.
I canari chiedono un cambiamento
Si chiede un turismo più sostenibile e responsabile, che ripartisca i benefici in modo equo e che rispetti l'ambiente e la cultura locale, dove il benessere e la qualità della vita siano al centro di ogni scelta, e non il solito modello di ricchezza per pochi. Le manifestazioni del 20 aprile sono state un grido di dolore e un'esigenza di cambiamento da parte della popolazione locale.
I canari sono stanchi di vivere in un paradiso turistico che non porta benefici alla maggior parte di loro. Le proteste devono essere un monito per tutti.
Il benessere e la sostenibilità non possono essere sacrificati sull'altare del profitto di pochi.
Il mio giudizio personale
Alla fine probabilmente tutto questo sarà l'ennesima bolla di sapone, dovuta a tanti fattori, come il carattere latino dei canari, ossia un fuoco di paglia in quanto loro sono molto passionali ma poco incisivi, alla scarsa istruzione generale e alla politica che darà un contentino visto anche la vicinanza del 9 giugno e dopo, passata la buriana e le elezioni, tutto sarà più o meno come prima. Questa ovviamente è una mia valutazione personale, ma il tempo come sempre sarà giudice. Se tra qualche anno continueremo a parlare delle stesse cose, come si parla da almeno 20 anni, vorrà dire che avevo ragione.
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