L'aumento dei prezzi del carburante e dei generi alimentari è alla base dell'aumento dei prezzi. Il tasso d'inflazione core, sale di sei decimi al 5,5%, il più alto dall'agosto 1993.
Nonostante l'ottimismo per il recupero della presenza turistica, con la pandemia in una situazione "tranquilla" e, praticamente nessuna restrizione, la Spagna e le Canarie, vivono mesi di preoccupazione e incertezze dovute all'impennata inarrestabile dei prezzi, dovuta -almeno questa è la versione ufficiale - alla guerra in Ucraina ed ai "postumi" del Covid.
In questo post, che riprendo da un articolo apparso oggi 29 giugno su "Canarias 7" viene analizzata come l'inflazione in Spagna ha toccato il massimo da 37 anni. Quindi anche le Canarie non fanno eccezione al caro vita, e le prospettive a dire il vero non sono delle migliori.
L'inflazione continua ad essere l'indicatore che sta causando i maggiori grattacapi al governo spagnolo e, soprattutto, alle tasche dei consumatori. Dopo aver salutato maggio all'8,7%, quattro decimi sopra aprile, l'IPC (indice prezzi al consumo) è impazzito a giugno raggiungendo il 10,2%. Una doppia cifra ben al di sopra delle aspettative e che rappresenta il tasso più alto dall'aprile 1985, superando di gran lunga il precedente picco del 9,8% raggiunto a marzo.
I prezzi sono aumentati dell'1,8% a giugno rispetto a maggio, il che corrisponde al più grande aumento in un mese dal 1977.
Quello che è più preoccupante è Il tasso d'inflazione core, un indicatore che mostra la variabilità dei prezzi al consumo a breve termine più precisamente dell'inflazione generale (che esclude i prodotti soggetti a forte volatilità di prezzo, soprattutto quelli collegati con l’energia e i generi alimentari) salito al 5,5%, sei decimi in più rispetto al dato registrato il mese precedente il più alto dall'agosto 1993.
I dati anticipati dall'Istituto Nazionale di Statistica (I.N.E.), che saranno confermati a metà luglio, mostrano che il rialzo dei prezzi di carburanti, alimenti e bevande analcoliche è ancora una volta la principale causa dell'escalation del IPC, ma non solo i carburanti, gli alimentari e gli alcolici, ma anche hotel, caffè e ristoranti hanno influenzato l'indicatore.
L'anticipazione dei dati forniti dall'I.N.E. ha superato tutte le previsioni di mercato e pone l'economia e l'Esecutivo spagnolo in una situazione di estrema impotenza nel constatare come le misure finora intraprese per fermare il rialzo dei prezzi non incidono significativamente sull'indicatore. Lo stesso presidente del governo, Pedro Sánchez, ha riconosciuto questo mercoledì che i dati "dimostrano la gravità della situazione dell'economia europea e spagnola" e ha difeso "l'adeguatezza" delle misure messe in atto, nonché la necessità di riformare il mercato elettrico.
Gli esperti, però, avvertono che è possibile che il tetto massimo non sia stato ancora raggiunto, soprattutto a causa dell'evoluzione dei prezzi dell'energia, sottolineando che i prezzi continuano l'ascesa senza tregua, e non c'è ancora alcun impatto sul calcolo della "eccezione iberica" iniziato a metà mese, mentre il recente annuncio di nuove misure, come la riduzione dell'IVA sull'energia elettrica (al 5% dal 10% attuale ) entrerà in vigore a luglio. Dal dipartimento di analisi di Bankinter fanno notare che: "Se incorporiamo questi dati nelle nostre attuali proiezioni, la media dell'anno supererebbe l'8% rispetto al 7,4% inizialmente stimato".
La "schizzata" dell'inflazione core.
Per avere un'idea di come sia cambiata la situazione, solo un anno fa l'inflazione core - che non tiene conto di energia o alimentari - si attestava allo 0,2% (l'IPC generale, al 2,7%). A giugno 2021 ha iniziato a salire, a settembre ha raggiunto l'1% e solo due mesi dopo era già salito al 2,1%. A febbraio, quando è iniziata la guerra in Ucraina, era già al 3%, ha raggiunto il 4,9% a maggio, ma ora sta salendo al 5,5%, il tasso più alto dall'agosto 1993.
Pedro del Pozo, direttore degli investimenti finanziari della Mutualidad de la Abogacía, spiega che dai dati noti "al di là dei problemi un po' più temporanei di energia e cibo, è che ci sono anche problemi più strutturali all'interno formazione dei prezzi in Spagna, problemi di secondo ordine che hanno a che fare, fondamentalmente, con il ciclo dei salari e la formazione dei prezzi".
Sebbene i dati di giugno che l'I.N.E. ha fornito questo mercoledì non siano suddivisi per prodotto, già a maggio era sorprendente vedere, come i prodotti di base nel carrello della spesa come l'olio fossero aumentati di prezzo (quasi il 45% in più rispetto a maggio dello scorso anno) o il pane (12,6% in più), oltre alle uova (25%) o ai cereali (16%).
In effetti, un recente studio "Kantar" rivela che l'aumento dei prezzi dei generi alimentari sta soffocando l'economia di molte famiglie spagnole: il 4% delle famiglie afferma di non poter più permettersi un acquisto di generi alimentari di base a cui prima avevano accesso senza problemi. "Riteniamo che questi prezzi alle stelle finiranno per avere un impatto sui consumi, anche se la stagione estiva potrebbe posticipare questo effetto. Ciò che è chiaro è che l'ultima parte dell'anno porterà una significativa contrazione dal punto di vista dei consumi", afferma Javier Molina, portavoce in Spagna della piattaforma di investimento eToro.
Piano anticrisi e tensione con l'I.N.E.
Dal Governo calcolano che l'insieme delle misure approvate, comprensive del tetto al prezzo del gas e del piano anticrisi (sia con le misure già esistenti sia con quelle prorogate fino a fine anno) conterranno il rialzo dei prezzi di 3,5 punti quest'anno. Dati che non corrisponderebbero a quanto l'I.N.E. raccoglie mese per mese nel cosiddetto Indice prezzi al consumo a prezzi costanti, che rispecchia proprio questo comportamento dell'indicatore in assenza di misure.
L'inflazione è stata, infatti, uno dei recenti cavalli di battaglia tra il Ministero dell'Economia e l'istituto di statistica, che si è conclusa con le recenti dimissioni di Juan Manuel Rodríguez Poo direttore dell'istituto. Sono passati mesi da quando il governo spagnolo ha censurato l'I.N.E.per non aver calcolato l'indicatore della tariffa libera dell'energia elettrica (quella che i clienti concordano con le aziende), includendo solo la tariffa regolata direttamente e collegata ai prezzi all'ingrosso, che influisce sull'aumento nel calcolo dell'IPC. L'I.N.E. ha lavorato a lungo per essere molto preciso al riguardo, ma sostiene che è estremamente complesso ottenere questi dati dalle società elettriche.
In questo contesto, le banche centrali si sono prefissate l'obiettivo di porre fine all'inflazione che, solo pochi mesi fa, continuavano a definire "temporanea". Il passare del tempo ha dimostrato che si sbagliavano, costringendo le principali istituzioni monetarie ad accelerare il ritiro degli stimoli e dare priorità alla lotta al rialzo dei prezzi, anche a costo di generare una recessione economica.
La presidente della Banca centrale europea (Bce), Christine Lagarde, ha assicurato questa settimana che la B.C.E. è disposta prendere tutte le iniziative necessarie, per garantire che l'inflazione si stabilizzi al 2% a medio termine.
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